Inno alla carità o all’amore, dalla prima lettera di S.Paolo ai Corinzi

Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi amore, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna.

E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi amore, non sono nulla.

E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi amore, niente mi giova.

L’amore è paziente, è benigno l’amore; non è invidioso l’amore, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.

L’amore non avrà mai fine.


La parola greca utilizzata da san Paolo è agàpe che ha un significato di amore diverso da eros (desiderio di possesso, …). Per S. Paolo, scrive Sergio Gentilini, “amore” è il desiderio del bene dell’altro e “agàpe” viene tradotta con “carità” per non equivocare,  ma in questo sito non c’è equivoco:  “amore” significa, come per S. Paolo, la gentilezza amorevole che, assieme alla compassione, alla gioia compartecipe e all’equanimità, rivolgiamo a noi stessi e a tutti gli esseri.

Fonte: Bibbia.net