Il settimanale “INTERNAZIONALE”, dell’11 marzo 2018 in un articolo che trovo molto interessante e dal titolo “Il mondo vuole delle donne trasparenti“, scrive:
«Gli aperti e sinceri elogi che le ragazze ottengono per il loro uccidersi lentamente in pubblico è direttamente proporzionale alla quantità di vergogna e stigmatizzazione che si riversa sulle donne perfettamente in salute che si trovano a essere anche solo leggermente sovrappeso.”
E in un altro punto continua:
“Si stima che 1,25 milioni di persone nel Regno Unito abbiano un disordine alimentare.
Donne e ragazze sono l’89 per cento di queste persone.
Non si tratta solo di una questione di sopravvivenza. Il punto sono gli anni trascorsi torturandosi inutilmente e dolorosamente, sprecando il proprio tempo, la propria energia e rovinandosi la salute.
Candida Crewe, nel suo libro autobiografico Eating myself , la definisce “la malattia della donna comune”.»
L’immagine viene da “Donne oltre le mura”, un progetto del Comune di Milano in sostegno dei donne detenute. Mi è piaciuta e mi evoca alcuni colloqui con persone anoressiche che raccontavano l’angoscia di sentirsi prigioniere in una gabbia.