Se la carne piace così tanto da non potervi rinunciare, potremmo considerarlo un problema ?
Cresce il numero di conferme della scienza ambientale che suggeriscono di ridurre drasticamente la produzione industriale di carni per ragioni di insostenibilità energetica ed ecologica. Basta digitare sul web “carne ed ecologia” per vedere quanto interesse susciti l’argomento.
Sappiamo che non ci sono prove scientifiche che la considerino insostituibile nell’alimentazione umana. Per contro vi sono evidenze che ne suggeriscono la riduzione se non l’eliminazione per motivi di salute e prevenzione.
Sappiamo che gli animali sono dotati di sistema nervoso e percepiscono sofferenza e piacere. Sappiamo che hanno lo stesso diritto dell’uomo di vivere sul nostro pianeta e di non essere sfruttati.
Sappiamo quanto possa essere immorale “fare” uccidere un essere vivente per poterlo mangiare quando non sia necessario alla nostra sopravvivenza.
“La scienza degli ultimi trent’anni ha quindi allargato i suoi orizzonti ed ha compreso che l’intero pianeta è un sistema vivente capace di autoregolarsi. L’evoluzione non viene più vista come una lotta competitiva, ma come una danza cooperativa trainata dalla creatività e dalla novità, e questo nuovo pensiero sta facendo emergere una nuova scienza della qualità.”
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Nel libro a fianco “si parla anche dell’alimentazione carnivora, della sofferenza che provoca e del grande inquinamento e dei danni che causa al pianeta, e si propone di sensibilizzare l’opinione pubblica mostrando proprio la sofferenza che quest’alimentazione causa.
L’alimentazione carnivora è antica, antichissima. Le popolazioni hanno spesso mangiato la carne, ma il problema è che soltanto durante il capitalismo la carne è diventata più importante addirittura dei cereali …” .
[Ivana Pizzorni: Recensione del 14/07/2017 al libro “Ecologia del Diritto” di Fritjof Capra e Ugo Mattei; Aboca Ed.]
Eppure sembra che la produzione industriale di carni non abbia significative riduzioni.
Dice Margherita Hack (scienziata astrofisica italiana):
«Io penso che si dovrebbero portare i bambini delle scuole a vedere cosa sono i macelli. I macelli una volta erano in città, oggi li hanno portati ben lontani dalle città e nessuno sa più cosa succede. Per i bambini la carne è un bell’involtino in cellophane che si trova nei supermercati e non sanno nemmeno le sofferenze che sono state prodotte agli animali che hanno fornito la carne.»
Dice Raj Patel (economista, accademico e giornalista inglese, studioso della crisi alimentare mondiale):
«Le stalle per l’alimentazione animale intensiva(Cafo) sono i brutali giacimenti da cui viene estratta la maggior quantità di carne consumata nel mondo. Le batterie sono in realtà enormi calderoni di sangue, antibiotici (il 70 per cento di quelli prodotti negli Stati Uniti è usato nell’industria zootecnica) e granaglie (il 60% di quelle statunitensi viene dato agli animali). E naturalmente cacca.»