
Una ricerca canadese pubblicata su Jama il 18.6.2019, uno studio di coorte retrospettivo di 661 617 donne, valuta le associazioni tra l’uso di cannabis della madre durante la gravidanza e gli esiti avversi ostetrici e di nascita.
[…] gli investigatori hanno confrontato 5639 utilizzatori di cannabis auto-segnalati con 92 873 non utilizzatori e hanno trovato elevati tassi di parto pretermine (definito come età gestazionale <37 settimane) tra coloro che hanno segnalato l’uso di cannabis. Vedi articolo.
Alla domanda se esista un’associazione tra esposizione prenatale della cannabis e esiti materni, perinatali e neonatali, la risposta dello studio è che il tasso di parto prematuro tra gli utilizzatori di cannabis dichiarati era del 12% vs 6% nei non utilizzatori, una differenza statisticamente significativa.
In conclusione: future mamme, ad oggi è noto che l’uso di cannabis in gravidanza sia associato ad aumenti significativi del tasso di parto pretermine.
Naturalmente ognuno può fare riferimento alle fonti che ritiene più affidabili e sul web troviamo anche sostenitori dell’utilizzo di cannabis medica per contenere il problema delle nausee e quindi favorire l’alimentazione.
Il presente studio è, però, il più recente e credo sia prudente, nel dubbio, adottare il “principio di precauzione”.