Restrizione caloria, esercizio fisico e “Dieta mima digiuno” in oncologia

Da un intervento del dott. Antonio Maestri Direttore U.O.C. Oncologia e Ospice – ASL di Imola, al convegno ADI (Bologna 31-03-17)

La società americana di oncologia medica, da diversi anni ormai, scrive nelle proprie linee guida che l’attività fisica andrebbe scritta nelle lettere di dimissioni come fosse un farmaco.

Vi sono studi per la terapia oncologica che sostengono la correzione dello stile di vita per migliorare forse anche i risultati dei trattamenti antineoplastici e sicuramente il controllo della tossicità non solo acuta ma cronica dei chemioterapici.

L’effetto tossico più frequente e permanente nel tempo è la “fadigue” cioè il senso di fatica che le persone provano dopo trattamento chemioterapico che fa diventare difficile compiere le più semplici attività quotidiane.

La letteratura scientifica dice che l’unico farmaco che è attivo per ridurre la “fadigue” nel post trattamento è l’attività fisica. Inoltre si è recentemente scoperto che le cellule muscolari producono “miochine” che interagiscono col tessuto adiposo modulando finemente il metabolismo degli adipociti(cellule che contengono il grasso).

La riabilitazione ad es. nel tumore al seno ormonosensibile, prevede l’utilizzo di un farmaco per inibire la produzione di estrogeni al fine di abbassare il rischio di recidiva. A queste persone dovrebbe essere raccomandato di evitare l’aumento di peso per accumulo di grasso in quanto gli estrogeni,  nella donna cui sia stata bloccata l’attività ovarica o in menopausa, vengono prodotti proprio dal tessuto adiposo.

La mortalità in oncologia aumenta sia nel paziente sovrappeso sia nel paziente malnutrito e di ciò occorre tener conto quando vengono applicati regimi alimentari specifici o di restrizione calorica. C’è da parte dei pazienti una continua richiesta di aderire a regimi dietetici che non hanno ancora l’evidenza scientifica per poterli ritenere un approccio clinico standard.

Occorre tener conto che non tutte le neoplasie hanno beneficio da medesimi trattamenti dietetici: un tumore alla mammella e uno al pancreas hanno due condizioni metaboliche molto diverse. Il tipo di alimentazione e lo stile di vita in oncologia ha valore innanzitutto come prevenzione e l’esercizio fisico regolare, ad es., riduce del 30% l’incidenza di tumori alla mammella in persone sane e del 40% nel tumore del colon.

Il relatore prosegue facendo riferimento ad un evento mediatico recente e dice che l’opera scientifica del dott. Longo “Dieta mima digiuno”  è stata dimostrata su animali da esperimento e in modo insufficiente sull’uomo e prima di applicarla alle persone e in oncologia bisogna fare ulteriore ricerca scientifica. Vi sono numerosi studi in corso negli USA sulla restrizione calorica e la dieta chetogenica, condotti su una vasta serie di neoplasie. Va sottolineato che non necessariamente potrebbe servire una dieta con restrizione calorica per avere l’effetto chetogenico.

Ad oggi vi sono dati iniziali non ancora clinicamente confermati che sostengono che per la gran parte dei farmaci citotossici in uso, potrebbe avere senso modificare lo stile di vita per contenere gli effetti tossici, il dott. Maestri si chiede se i risultati che si avranno forse tra 5 anni potrebbero essere inutili visto che questi farmaci citotossici già ora sono gran parte sostituiti dai così detti “farmaci biologici”(sostanze ottenute con biotecnologie allo scopo di raggiungere ed agire sulle cellule o le strutture malate, senza danneggiare quelle sane).


Fonte: Tratto da un intervento del dott. Antonio Maestri Direttore U.O.C. Oncologia e Ospice – ASL di Imola, al convegno ADI (Bologna 31-03-17)