Nel luglio 2017, quando il dibattito sul glifosato era ancora molto acceso, nell’attesa di sapere se l’Europa avrebbe o meno deciso di rinnovare la licenza, la Commissione europea si era detta favorevole citando un rapporto dell’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare.
Ma, come riportato da The Guardian e dalla Stampa, uno dei principali passaggi di questo rapporto non è altro che un copia e incolla di un documento prodotto nel 2012 da Monsanto a nome della Glyphosate Task Force, un consorzio di circa 20 azienda che commercializzano in Europa dei prodotti a base di glifosato.
“Le sezioni del rapporto dell’Efsa che riesaminano gli studi sul potenziale impatto del glifosato sulla salute umana sono stati copiati, quasi parola per parola, dal dossier presentato da Monsanto”, ha scritto La Stampa.
La questione non riguarda solo l’Europa. Nei “Monsanto Papers” è emerso anche che Jess Rowland, il responsabile del processo di revisione del glifosato all’interno dell’Agenzia per la protezione dell’ambiente degli Stati Uniti (Epa), è stato in legame costante con Monsanto.
Sul suo sito, Robin, elencando i “colpi bassi” di Monsanto, ha enunciato anche il ricorso ai trolls che “si accaniscono su internet contro gli ‘oppositori’ del glifosato diffondendo false informazioni o avanzando ‘argomenti’ forniti da Monsanto”.
La multinazionale potrebbe andare incontro a nuove sconfitte in tribunale, causando nuovi crolli in Borsa ancora più onerosi, ma è poco probabile che il gigante decida di cambiare i suoi metodi.
di Christophe Gueugneau | 3 Giugno 2019
(traduzione Luana De Micco)
Dico io: non ho parole.